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Diario di Lisa Bosia

7 febbraio 2015 
Katrine, Isabella, Leon ed io abbiamo lasciato Kigali poco dopo mezzogiorno e lungo la strada abbiamo fatto diverse soste per acquistare provviste: carne, verdure, frutta, olio. Il Rwanda rurale è costellato di villaggi dignitosi con case in muratura, alcune coperte da tegole, altre di lamiera. Intorno una vegetazione splendida: eucalipti che svettano orgogliosi e altissimi, il tronco variopinto, le foglie morbide mosse dal vento. Banani, cespugli fioriti e piccole siepi dalle foglie gialle paglierino. Colline terrazzate su cui si coltiva mais, le lucide foglie che brillano al sole. Colline e villaggi e gente che va e viene spingendo carretti pieni di mercanzia, bambini adagiati lungo la strada, vacche eleganti con le loro corna ricurve. Una bellezza indescrivibile. Non c’è plastica in Rwanda, è una cosa nota, ma vedere la perfezione del paesaggio non inquinato dai maledetti sacchi di plastica che ammorbano i viaggi in Costa d’Avorio mi riempie il cuore di tenerezza e di ammirazione per una decisione tanto semplice quanto efficace. Riviere e fiumiciattoli si snodano tra i campi e le risaie pronte per la raccolta. E poi, dopo l’ultima sosta lungo la strada asfaltata, è iniziata la pista. Una pista rossa e asciutta che sale e scende sulle colline che portano a Nyamyumba, la nostra destinazione. Sugli eucalipti moltissime arnie tradizionali che mi riempiono di eccitazione. 


Le arnie tradizionali sono costruite con rami intrecciati ricoperti di fango e posizionate in alto sugli alberi. La popolazione locale conosce le api e l’apicoltura, e questa è un’ottima premessa per sviluppare un progetto. Attraversiamo magnifiche piantagioni di the e poi, dopo una curva a sinistra la collina di Nyamyuma appare in tutto il suo splendore. Attraversiamo il villagio accompagnate da saluti e gesti di benvenute. Amakuru ci dicono i bambini, benvenute si dice karibu, sorrisi, qualche stretta di mano e siamo arrivate. La casa è molto bella, in muratura, con una bella sala da pranzo, cinque camere da letto, acqua calda e anche la connessione internet. Un vero lusso considerato che siamo a tre ore dalla capitale e quaranta minuti dall’ultimo centro urbano. L’orto è lussureggiante di verdure e ci sono anche le fragole. In fondo le due arnie che Katrine ha posizionato sei mesi fa, sono entrambe abitate, una da una famiglia forte, l’altra da una famiglia che si è installata da poco. Appoggiamo le orecchie all’arnia e sentiamo il famigliare ronzio di benvenuto. Proprio dietro le due arnie moderne sull’albero che da loro ombra, un’arnia tradizionale abbandonata. Avrei voglia di aprirla subito ma siamo un po’ stanche e rimandiamo l’operazione a domani. La notte arriva in fretta e l’aria si rinfresca, dal villaggio arrivano grida gioise di bambini che giocano. La notte si riempie del frinire dei grilli e del gracidare di piccole rane. Ci aspetta una zuppa di legumi e una specia di spinaci locali che si chiama lenga-lenga, deliziosa. Un bicchiere di vino rosso, una tisana, una partita a carte con Isabella, un senso di pace e appagamento completo. 


Katrine ci vizia, il paesaggio ci seduce, la calma silenziosa della notte ci ristora. Un altro giorno è trascorso, un giorno pieno di meraviglie e stupore.

 

 

8 febbraio 2015 
Il progetto avanza che è una meraviglia, sembra quasi farsi da sé. Oggi abbiamo incontrato Jean De Dieux, l’autore di un manuale apistico in kinyarwanda. È veterinario e apicoltore e ha già formato e sostenuto la nascita di 12 cooperative nella regione. È senz’altro la persona più informata sull’apicoltura rurale e le fasi di passaggio verso l’apicoltura razionale. Mi rassicura sull’utilizzo dell’arnia Langstroth sulla quale avevo qualche dubbio. Mi dice anche che nelle loro cooperative, arrivano a produrre fino a 60 kg per arnia e che sono attrezzati per la smielatura professionale con estrattori elettrici a centrifuga. Del trasporto e dell’imballaggio si occupa la cooperativa ARDI. Sono così bravi che hanno ottenuto i certificati per l’esportazione in Europa del loro miele che si trova in Francia, Belgio e Olanda. Quello che mi piacerebbe sapere è se il miele biologico del Rwanda viene venduto come tale, oppure se viene miscelato e venduto insieme ad altri mieli di minore qualità. Il pomeriggio ci riserva altri piacevolissimi incontri: Filomène, che nel 1992 fu presidentessa di una cooperativa di apicoltori (fagocitata dal genocidio), Fabien il falegname del villaggio che costruirà le arnie moderne ed infine, una riunione comunitaria con una ventina di pigmei. Sono arrivati sotto la pioggia, con le ciabatte di plastica e semplici pagne per coprirsi. Eravamo passati nella comunità pigmea questa mattina per felicitarci delle case nuove, fare visita alle famiglie e verificare in quale luogo installare gli apiari. Nelle case dei pigmei, vero miracolo di Mabawa, è tutto in ordine, molto pulito. Loro sono felici e riconoscenti e accolgono Katrine con grandi sorrisi e strette di mano. Alle pareti l’immagine di Gesù e di fianco Katrine con la comunità Batwa. Per le api abbiamo trovato due boschetti di eucalipto proprio in prossimità delle case pigmee e certo, passando questa mattina non mi aspettavo tanto entusiasmo. Invece sono venuti in tanti, hanno ascoltato con attenzione e sono certa che per sabato avranno scelto dieci giovani seriemente interessati.


Non avrei potuto sperare in niente di meglio: un esperto formatore, una comunità interessata, arnie rustiche già abitate, l’approvazione delle autorità e un’associazione decisa a realizzare il progetto. Procediamo spediti e i prossimi passi saranno allestire il dossier: obiettivi, piano economico, tempistica, scegliere il primo gruppo di apicoltori da formare e sottoscrivere con loro un contratto, pianificare le prossime visite. Siamo apette laboriose :))


A sera, all’ora del tramonto, passeggiata attraversando il villaggio e allora la meraviglia dei bambini che gioiosi e spontanei ci avvicinano, ci prendono la mano e guardano il contrasto che fa la nostra, palliduccia, vicino alla loro color caramello. Sorrisi sdentati, capelli tagliati cortissimi e piedini scalzi. Ci avvicina per darci il saluto ogni anima che incontriamo lungo il cammino e piano piano impariamo nomi e un linguaggio fatto di gesti di saluto e riverenze, suoni di una lingua che non conosciamo ma che impariamo poco a poco. Le foglie dei banani bagnate dalla pioggia risplendono lucide nella calda luce del tramonto. È un momento di pura felicità che si trasforma in gioco: whisky il ragnetto sale la grondaia, giochi con le dita che risalgono all’infanzia e poi il mostro muzunga con gli occhi bianchi che fa versacci e fa correre i bambini in ogni direzione. In fondo la felicità è fatta di piccole cose: un bambino che ti prende la mano e ti accompagna fino alla porta di casa, una cena condivisa, una partita a carte. La sera arriva rapidamente e porta il frinire dei grilli, il gre-gre di ranelle, falene e un pipistrello vorace che le acchiappa al volo volteggiando davanti alla porta di casa. E le domande scomode che mi accompagnano nei viaggi africani svaporano in un appagamento che non so dire.

 

 

13 febbraio 2015

La mia nuova vita inizia qui, in Rwanda. Su una collinetta di cipressi e eucalipti, a visitare un progetto di apicoltura sostenibile molto ben strutturato. Una piccola cooperativa di dodici giovani apicoltori che utilizzano arnie tradizionali e arnie rurali. Catturano gli sciami posizionando le arnie costruite con rami intrecciati, fango e paglia sugli alti alberi, e poi, una volta catturato, lo calano con lunghe corde e travasano le api in arnie Langstroth. In pochi anni hanno raggiunto una produzione di miele di 50-60 kg per arnia e questo ha consentito loro di aumentare il proprio reddito, di comprare delle vacche per la famiglia e di costruire nuove arnie. Nell'ultimo anno mi sono dedicata intensamente allo studio dei progetti di apicoltura, ho intervistato i maggiori esperti, ho scritto una tesi su questo argomento e mi sono inventata una nuova attività che unisce l'amore che ho per le persone, per madre natura, per i viaggi e lo scambio interculturale.

 

Questa sono io, in un giorno per me molto speciale. Sono molto riconoscente a Katrine Keller per avermi dato l'opportunità di essere qui e a Isabella Medici per accompagnarmi con tanta pazienza e anche per le partite a burraco e i manicaretti. È un'esperienza che mi riempie di felicità e che mi conferma che questo è ciò che voglio fare e che farò per il resto della mia vita. Andrò per il mondo a fare progetti di apicoltura. Sabato incontreremo i candidati al corso base che si svolgerà in giugno. Il progetto è quasi pronto, tiene conto di tutte le esperienze che ho fatto sino ad ora e di tutto ciò che ho imparato. Io non vedo l'ora che sia sabato e poi anche che sia giugno quando spero di poter tornare. Amo il Rwanda e la sua gente, amo le colline di Nyamyumba ed essere qui. Grazie Mabawa - Wings for Africa, questa eperienza mi sta dando più di quanto avrei mai potuto immaginare. Grazie di cuore

 

 

15 febbraio 2015

La sera cala su Mabawa e porta con se un acquazzone rigenerante con tuoni e fulmini che illuminano le colline in lontananza. La corrente va e viene e alla fine se ne va del tutto lasciandoci nella misteriosa oscurità della notte. Allora si accendono le candele e scivoliamo in un mondo antico, il tempo si dilata: si spengono i cellulari,i movimenti rallentano, le voci si affievoliscono, il pensiero corre agli amici lontani, affiorano le memorie. 


La notte si fa profonda e scura, rospetti si muovono felici tra le pozze d'acqua e noi si scivola nel sonno, sereno di chi ha avuto tutto e piú di quanto potesse immaginare. Mi piace questa nuova vita, mi piace immensamente.

 

 

14 febbraio 2015 
Ci sono emozioni travolgenti, così intense che ti lasciano senza parole. Questa sera, dopo una giornata meravigliosa trascorsa a parlare di api, apicoltura e diritti delle donne siamo andati alla cerimonia di inaugurazione di una casa costruita da Mabawa.

La padrona di casa, vedova con tre figli a carico ci ha accolto nel suo pagne migliore. Una dopo l’altra sono uscite dalla cucina altre donne e altri uomini. Ognuno ha trovato un posticino nel piccolo salotto splendente di un verde smeraldo che dalle pareti si rifletteva sui volti emozionati e felici. Un rituale di ringraziamento si è dispiegato davanti ai nostri occhi commossi. Il figlio maggiore ha introdotto la madre, Lucie che ha raccontato di quanto questa casa la renda felice: per molti anni ho abitato in una casa con il tetto rotto che lasciava passare la pioggia – ci racconta - e a volte, quando eravamo lontani, nei campi, tornavamo a casa e trovavamo tutto bagnato: il letto, i vestiti, il pavimento.

 

Adesso che questa casa è realizzata sento una grande felicità nel cuore e le parole non bastano per ringraziare Katrine e Mabawa che hanno reso possibile questo sogno. Mai - dice Lucie con la voce commossa - avrei sognato di avere una casa bella come questa. Grazie a Katrine e grazie a Mabawa che hanno dato a noi e a tutto il villaggio questa felicità. Ed è davvero una bella casa, semplice ma confortevole. Pitturata di ocra fuori, con una bella porta solida e gelosie alle finestre. All’interno un piccolo salottino, due stanze e la cucina a legna. Tutto dipinto di verde smeraldo. Il genocidio le ha portato via il marito, Mabawa le ha dato la possibilità di far studiare i suoi figli e di costruire una casa in cui passare il resto della vita. Mattoni di fango, intonaco, pittura, un tetto di lamiera isolato con un semplice controsoffitto di legno, una lampadina a risparmio energetico che rischiara la stanza quando scende la notte.

 

Mabawa ha costruito a Nyamyumba oltre cento case come questa, e terrazzamenti su cui coltivare e scuole in cui studiare. Un progetto di sviluppo globale che Katrine ha seguito con passione e tenacia, anche quando non c’era elettricità ed acqua corrente, anche quando le cose non sono andate bene. Sbagliando e imparando dai propri errori in un crescendo che semplicemente lascia senza parole per ampiezza e intelligenza. Le case sono un’attività difficile da finanziare – mi dice – perché la gente non sempre capisce la loro importanza. Eppure sviluppo è anche sapere di aver un posto in cui vivere serenamente il resto della propria vita, dove poter accogliere i propri nipotini e dove poter chiudere gli occhi alla fine del nostro cammino terreno. Mentre i grandi parlano e si onorano vicendevolmente i bambini restano fuori dalla porta con i loro occhietti furbi e i sorrisi sdentati. Le mucche tornano dai pascoli insieme a qualche capretta, il cielo si addensa, un temporale tropicale si prepara, presto pioverà copiosamente, sulla terra rossa di Nyamyumba. Lucie, i suoi figli e i suoi nipotini questa sera dormiranno nella casa nuova, ed è davvero una storia d’amore a lieto fine. Grazie Katrine, grazie Mabawa!


 

15 febbraio 2015 - Riunione del villaggio
“Sono vedova, con tre figli a carico, e sono sieropositiva. Ho paura per i miei bambini, se dovessi morire vi predereste cura di loro?” Katrine ha un fremito ma nessun dubbio: “certo che si, ci prenderemo cura dei tuoi bambini, ma dimmi di più della tua situazione….”.

 

Questo colloquio si svolge all’aperto, davanti a tutto il villaggio, o meglio, a chi in questa giornata uggiosa è venuto ad ascoltare le novità. Katrine e Leon presentano gli ospiti agli abitanti del villaggio: Desiré, responsabile del progetto governativo “un portatile per ogni studente”, Isabella esperta di sviluppo internazionale, e me, la sciüra delle api. L'atmosfera carica di intensità fa riaffiorare immediatamente gli incontri con i villaggi in Costa d’Avorio, quando si arriva e non si sa bene chi si troverà: a volte dieci persone, a volte cento. E si parla di apicoltura, di acqua, di problemi comunitari. In Costa d’Avorio si incontrano i notabili e i re del villaggio – vecchietti sdentati e semianalfabeti che vestono bizzari pigiami ricamati rosa e che il più delle volte si addormentano a metà del discorso - , qui, invece, a predominare sono le donne, abbigliate nei loro bei pagne colorati del giorno di festa. Le donne al centro, gli uomini sui lati e dietro, quasi a proteggere il gruppo. Parlano uno alla volta: chi ringrazia per una vacca ricevuta, chi per la casa, chi per una borsa di studio e lei, seduta proprio al centro, che pone questo semplice quesito: “dovessi morire, potrei contare sul vostro aiuto?”. Non è l’unica storia drammatica che ascoltiamo in questo giorno di straordinaria umanità.

 

Si fa avanti una pigmea, piccola, davvero piccolissima, con un pagne verde brillante sulla testa. Si mette in piedi proprio davanti a Katrine e inizia il suo racconto: “Io ho dato alla luce nove figli, ma ero povera, così povera che ho visto morire uno dopo l’altro i primi sei, e aspettavo la morte del prossimo. Poi siete arrivati voi e mi avete dato un’altra vita. La possibilità di curare i miei figli, una casa nuova con un tetto e un pavimento in cemento, la possibilità di mandare i miei bambini a scuola. Adesso, quando li guardo tornare con il loro bel vestitito rosso mi sento piena di gioia e di speranza e ora non so come esprimere tutta la mia gratitudine”. L’emozione è palpabile, fortissima, e gli occhi si inumidiscono.

 

A parlare sono in tanti, uomini e donne, tutti molto riconoscenti, tutti con una storia drammatica alle spalle. Del genocidio non si parla più, le etnie Tutsi e Hutu non si nominano, è vietato dalla legge, ma come dimenticare gli stupri, gli infanticidi, le braccia mutilate, le migliaia di corpi buttati nei fiumi fino a renderli rossi. Fino al 1994 gran parte del mondo ignorava l’esistenza del Rwanda, dopo il genocidio, quello che è rimasto nella testa dei più sono i massacri, compiuti prima dagli Hutu sui Tutsi, più ricchi e istruiti, e poi al contrario, per rappresaglia. Oggi il Paese è in un momento di crescita straordinaria, ogni anno la dipendenza dall’aiuto dall’estero diminuisce: programmi di sovranità alimentare, nel campo della salute e dell’istruzione stanno cambiando il volto del Paese. Kagame, il presidente in carica, è un uomo con qualche ombra, ma è molto amato e ha saputo infondere nella popolazione stremata i principi della riconciliazione. L’istituzione dei parchi naturali, la salvaguardia del territorio, solidi rapporti di politica estera transnazionale ed internazionale lasciano supporre una crescita economica solida ed armoniosa.

Gli anziani ci fermano per strada e ci salutano calorosamente. Poi ci parlano come se ci conoscessimo da sempre dei loro dolori, della fatica di vivere. A fianco degli anziani sofferenti di una memoria insopprimibile cresce una nuova generazione: giovani ben preparati, universitari, intellettuali pronti a cambiare il volto del Paese. Questo è il Rwanda, un paesaggio meraviglioso, generazioni a confronto, crescita economica e sussistenza. Tanti volti, un solo Paese. Voglia di tornare poca, quasi quasi mi fermo qui. Lisa delle api.

 

 

21 febbraio 2015

Un'arnia tradizionale viene posizionata sull'eucalipto all'ingresso di CasaMabawa - Wings for Africa, per segnalare che un nuovo progetto è iniziato: apicoltura per il villaggio di Great Nyamyumba. A giugno il primo corso di formazione di base per 18 novelli apicoltori. Katrine Keller, entusiasta novella apicoltrice, supervisiona la posa. BZZzzzzZzzzZzz, lo senti il ronzio?!


 

21 febbraio 2015

E poi arriva anche l'ultimo giorno e bisogna partire anche se restano alcune cose da fare: preparare la pasta di farina di soia grigliata per nutrire le api in vista della stagione delle pioggie, insegnare al falegname come montare i fili dei telaini e scegliere quali arnie acquistare. Andare a salutare i Batwa che ci accolgono con una danza e un canto:
Venite venite a vedere!
Venite a vedere il villaggio in cui anche gli ultimi hanno avuto una casa,
Venite a vedere il nostri campi coltivati,
Venite a vedere la nostra rinascita,
Venite a Nyamyumba dove abbiamo trovato una nuova vita...

 

Le due settimane sono passate in un momento eppure mi sembra di essere lontana da mesi. Fatico a concentrarmi sul lavoro che mi aspetta, mi sembra un mondo distante: non ricordo più i nomi delle famiglie appena arrivate, quanti figli, la nazionalità. Ho voglia di tornare per gli amori miei e gli amici ma altrettanta voglia di rimanere. Mi mancheranno la calma, la pioggerella sottile che rinfresca le serate, le appassionate discussioni serali. In questo breve soggiorno ho conosciuto persone che mi hanno immensamente arricchita e sento già la nostalgia.


Mi è piaciuto tutto: il lavoro che abbiamo fatto, la casa che ci ha accolto, i compagni di viaggio, l’affetto degli abitanti del vilaggio, i bambini, la tranquillità della sera.


C’è ancora tanto da scoprire, conoscere e mi rallegra il pensiero che non sia un addio ma un arrivederci.


Rwanda mon amour et il n’y a pas grand chose à expliquer.

 

 

24 febbraio 2015

La vita è senza dubbio un'avventura straordinaria! 


Un anno fa mi è venuta questa idea: mettere al servizio delle popolazioni fragili ciò che avevo imparato sulle api e l'apicoltura da mio papà. Il miele è un alimento straordinario e le api sono insetti preziosi che riproducono la vita con la loro preziosissima opera d'impollinazione. Mentre nell'emisfero in cui viviamo le api stanno scomparendo, le foreste africane preservano specie autocnone molto resistenti, nomadi che sono un vero patrimonio di biodiversità. 


Apicoltura e sviluppo vuol dire anche preservare e valorizzare questa diversità. Grazie ad Egidio Cescato che mi ha permesso di accompagnarlo in Costa d'Avorio e per il lavoro straordinario che sta facendo in questi giorni di missione.


Grazie a Katrine Keller e a Isabella Medici per aver avuto fiducia in me, avermi accompagnata e sostenuta in questo primo straordinario viaggio di lavoro, studio e felicità. Grazie a mio marito Tarek Mirra e Walid Mirra per aspettarmi sempre con pazienza e affetto. Grazie! Grazie! Grazie!

 

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